Borea Sanremo, nuovi controlli


L’indagine del 2011 e il processo

La vicenda che ha travolto la Casa di Cura Borea di Sanremo, nella provincia ligure, ha sconvolto tutti i cittadini che da tempo facevano affidamento ad essa.

Strattonati, malmenati ed insultati, gli anziani erano oggetto di chi – in teoria – doveva prendersi cura di loro, almeno in 42 hanno subito violenze. Le indagini erano partite a causa di alcuni sospetti dei familiari delle vittime e grazie alle intercettazioni audio e video, i carabinieri sono potuti intervenire. Ciò che è emerso purtroppo è sconcertante: casi di malnutrizione e condizioni igieniche pessime.

Tra le persone accusate nel registrato degli indagati comparivano anche alcuni operatori socio-sanitari, infermieri ed anche la presidente della fondazione della Casa di riposo Borea che, nonostante fosse a conoscenza di tutta la situazione, non ha mai denunciato i fatti.

Le intercettazioni e le indagini hanno avuto inizio nel lontano 2011, ma solo lo scorso 14 Marzo 2016 con la seconda udienza sono emersi numerosi dettagli che aggravano la situazione.

Ad aprile 2014, erano stati condannati, con rito abbreviato, Antonio Arias Ponce, l’assistente sociale di origine peruviana arrestato dalla Gdf con l’accusa di violenza sessuale, condannato a 3 anni e 10 mesi e l’assistente sociale Ihor Telpov, ucraino, a 3 anni, 5 mesi e 20 giorni.

Con il patteggiamento sono state poi successivamente ridotte le pene. Purtroppo il susseguirsi di complicanze (come la sostituzione del giudice Paolo Luppi con l’attuale Massimiliano Botti) non ha reso fluido il processo.

Nuovi accertamenti al Borea Sanremo

Gli accertamenti dei militari inoltre hanno fatto emergere aggravanti circa la posizione degli addetti ai lavori, in particolare agli infermieri e gli operatori socio sanitari in servizio per ogni singolo turno di lavoro.

Da questo punto di vista le responsabilità di chi gestiva la clinica sono senz’altro sotto la lente dei PM.

La notte del sequestro i carabinieri del Nas avevano accertato che l’attività dell’intera clinica (all’incirca cinquanta pazienti!) era sotto controllo di soli due infermieri. Maggiori dettagli sono emersi successivamente, a seguito di indagini circa l’intera giornata lavorativa e non solo per i turni notturni.

Tutti i dipendenti della cooperativa “Il Faggio”, che assistevano allora gli anziani pazienti della clinica di Borea, sono stati convocati per ulteriori chiarimenti in quanto molti dettagli sulla gestione della stessa sono poco chiari e insigniti di buchi che vanno dal numero di addetti, dalle ore di impiego sino all’assistenza stessa.

Le indagini attualmente sono a buon punto nonostante il riserbo sia altissimo per il rispetto delle famiglie e dei pazienti stessi. La gestione dei Nas sta comunque dando buoni risultati e non è escluso che successivamente possano essere chiamati i dirigenti della cooperativa che gestiva gli addetti ai lavori della clinica.

Al momento comunque sono escluse ipotesi di reato.